giovedì 30 giugno 2011

Condannato il consigliere Giovine. La Bresso: “Ora Cota si dimetta”

Il consigliere regionale del Piemonte Michele Giovine è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per la falsificazione delle firme a sostegno della lista “Pensionati per Cota” con cui era candidato alle scorse elezioni regionali del 2010. Anche il padre, Carlo, è stato condannato a 2 anni e 2 mesi.
LA LISTA DELLA DISCORDIA - Oltre alla condanna a 2 anni e 8 mesi, Michele Giovine è stato condannato anche alla sospensione del diritto elettorale per 5 anni e all’interdizione dai pubblici uffici per 2. L’accusa per Giovine era di aver falsificato le firme a sostegno della lista ‘Pensionati per Cota‘: i tabulati telefonici e l’esame delle firme, nonche’ dalle ammissioni dei testi, avrebbero fatto emergere che Giovine e suo padre non si trovavano nei Comuni di Gurro e Miasino, nel novarese, nei giorni in cui hanno attestato di avere autenticato le sottoscrizioni. Per il giudice Alessandro Santangelo, che ha emesso la sentenza, sarebbero state falsificate 17 firme su 19. La lista ‘Pensionati perCota‘ è una delle liste al centro dei ricorsi elettorali del centrosinistra nell’ambito della vicenda che l’anno scorso aveva portato al riconteggio delle schede elettorali del Piemonte, poi sospeso dal Consiglio di Stato.
LA BRESSO DICE – “E’ stata riconosciuta la falsita’ di una lista determinante per la vittoria delle ultime elezioni regionali. Si e’ accertato che le elezioni sono state falsate e vinte con la frode”. Questo il commento di Mercedes Bresso, ex governatore del Piemonte sconfitto alle ultime elezioni regionali, alla condanna di Michele Giovine. “Mi auguro – ha aggiunto Bresso – che l’intero procedimento giudiziario faccia coincidere il diritto con la realta’. E non c’è solo la Bresso a chiedere l’addio. “Il presidente della regione Piemonte Cotatragga le conseguenze di questa sentenza e si dimetta subito perche’ la sua maggioranza si regge su una base di illegalita’ come ha dichiarato oggi il tribunale di Torino”, dice Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, che si erano dichiarati parte civile nel procedimento. “Da oggi – conclude Bonelli – la regione Piemonte rischia il caos perche’ ogni cittadino potrebbe impugnare un qualsiasi atto della regione”.

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