sabato 14 aprile 2012

Strage di piazza Loggia: assolti i 4 imputati Parti civili condannate al rimborso delle spese

Assolti. Francesco Delfino, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Maurizio Tramonte non sono colpevoli per la strage di piazza della Loggia, che il 28 maggio di 38 anni fa fece otto morti e oltre cento feriti. Così hanno deciso i giudici della Corte d'assise d'appello dopo 5 giorni di discussione in un albergo cittadino. Hanno confermato la sentenza del processo di Primo grado che si era concluso il 16 novembre 2010 con l'assoluzione a formula dubitativa dei cinque imputati (oltre ai quattro citati anche Pino Rauti). Per Delfino, Maggi, Zorzi e Tramonte i pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni avevano chiesto l'ergastolo. 

Parti civili condannate alle spese processual
i. I giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso in appello proposto dalle parti civili Camera del Lavoro di Brescia e di Elvezio Natali, un famigliare di una delle vittime della strage nei confronti di Pino Rauti, e ha posto il pagamento delle spese processuali a carico delle parti civili appellanti, come previsto dalla legge. 
I famigliari delle vittime e Brescia sono destinate a non avere ancora, nemmeno dopo il quarto processo d'appello, quellaStrage, tutti assolti in appelloStrage, tutti assolti in appello    Strage, tutti assolti in appello    Strage, tutti assolti in appello    Strage, tutti assolti in appello    Strage, tutti assolti in appello«pace» invocata dal pg Roberto di Martino al termine della sua requisitoria in aula martedì 10 aprile: «ridatela alla città», aveva chiesto alla corte, certo che gli elementi portati dall'accusa nel processo d'appello portassero a una sentenza di colpevolezza. Per questo aveva chiesto quattro condanne all'ergastolo. Si sbagliava. Per i quattro imputati legati all'estrema destra eversiva di quegli anni: Carlo Maria Maggi, medico mestrino (il «dottore»), leader di Ordine nuovo che avrebbe ideato gli attentati; Delfo Zorzi, l'ordinovista che avrebbe procurato l'ordigno esploso nel cestino; Maurizio Tramonte (alias «fonte Tritone»), informatore dei servizi segreti che avrebbe partecipato alle riunioni preparatorie; e Francesco Delfino, ex generale dei carabinieri che non avrebbe fatto nulla per evitare la strage. Erano stati assolti, in primo grado, insieme a Pino Rauti, fondatore del centro studi di Ordine Nuovo. E tornati in aula il 14 febbraio scorso. Una sentenza confermata alle 11.11 di oggi, sabato 14 aprile.
Hanno vinto gli avvocati delle difese, che denunciavano la totale assenza di prove a carico dei loro assistiti, in un procedimento che conta un milione di pagine agli atti e quarant'anni di storia alle spalle. Elementi più forti degli altri le parti ne hanno forniti eccome: cavalcati o distrutti. Il racconto del pentito Carlo Digilio, ex agente della Cia, l'intercettazione ambientale tra Roberto Raho e Pietro Battiston (che dimostrerebbe il timore di essere collegati ai «mestrini» che maneggiavano le bombe e nascondevano gelignite alla trattoria Scalinetto di Venezia). Ma pure le veline di Tramonte al Sid, testimoni del ruolo di Maggi e Zorzi. E poi ci sono stati loro, i primi periti chiamati a identificare l'esplosivo, risentiti in secondo grado. Non fu tritolo, hanno sostenuto a differenza del collegio di primo grado.

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